È proprio quando comincia l’inverno, la stagione associata al freddo e all’oscurità, che le giornate cominciano ad allungarsi!  In tutte le tradizioni questo periodo dell’anno viene associato alla luce e al fuoco, che viene custodito per far brillare all’interno quella scintilla di vitalità non più visibile all’esterno. L’inverno porta con sé il seme della rinascita della primavera che verrà.

È un momento prezioso, nell’arco dell’anno, in cui possiamo dedicare la nostra attenzione a quello che avviene dentro di noi, allentando la presa per qualche tempo nei confronti di tutte le sollecitazioni che provengono dal mondo esterno.

Dopo la fase attiva, segue quella ricettiva. È la necessaria fase del riposo, che ritroviamo in tutti i cicli della natura: giorno e notte, sistole e diastole, inspirazione ed espirazione. è la pausa esterna che permette l’attivazione interna. Nell’apparente immobilità, quasi al di sotto della soglia della coscienza,  c’è un via vai di pensieri, idee, progetti che si intrecciano tra loro in modi nuovi per creare i presupposti di quello che verrà.

Onorando  la quiete indotta dalla trasformazione del paesaggio, che a sua volta sta riposando, si attivano immense potenzialità creative.  Grazie all’intuizione, che  più facilmente nel silenzio e nella stasi riesce a operare, possiamo connetterci con i più profondi livelli del nostro essere in cui ancora è viva la memoria di chi siamo e di quello che abbiamo scelto di fare su questa Terra.

I ritmi frenetici delle stagioni attive ci lasciano poche opportunità di incontro e dialogo con la nostra interiorità, perché quelli sono i momenti dell’azione e della traduzione in gesti, parole e costruzioni della nostra mission.

L’inverno è il momento della pausa riflessiva per andare ad attingere nuovamente alla fonte per ricalibrare, aggiornare, ottimizzare il nostro progetto di azione, che ripartirà nella primavera prossima ventura.

Una pausa che non rallenta, ma anzi potenzia e velocizza quella che sarà la ripresa delle attività. È quindi normale, sana e auspicabile.

Lasciati ispirare dall’invito che la natura propone con l’arrivo della stagione invernale: i silenzi, il biancore, l’essenzialità, l’inattività, la sonnolenza, fanno parte della memoria ancestrale dell’umanità a cui si aggiungono i racconti vicino al fuoco,  mangiate e bevute attorno ai tavoli,  piccoli lavori di manutenzione per affinare gli strumenti di lavoro, canzoni e poesie, danze e condivisione di sogni.

In questo lungo momento di rilassamento il nostro procedere abituale e consolidato si rinnova rituffandosi nell’essenza. Questa pausa ci risveglia dall’ipnosi dell’abitudine, crea uno stacco che è antidoto alla seduzione dell’incessante richiamo all’azione, al consumo, all’estremizzazione del sentire, che poca sensibilità lascia alle sfumature delicate. E offre uno squarcio sulle immensità poco frequentate del mondo interiore, laddove si trovano risposte a domande neppure formulate.

Quindi, quando finalmente ce lo possiamo permettere, anche solo per pochi giorni, se non si può più di così…  mettiamo un bel cartello davanti alla nostra casa del sé: “sono nel mio inverno” e – aggiungiamo a chi ci vuole davvero bene  – “e me lo godo!”.


Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché

Editoriale dicembre 2021 – Ecopsicologia NEWS

Photo Credit: BELLA CIAO – Ateliers linguistiques d’italien

 

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