Si stanno rivolgendo all’Ecopsicologia un numero crescente di professionisti che vogliono arricchire la propria attività con l’applicazione di metodologie, mappe, strumenti, giochi ed esercitazioni propri di questo approccio transdisciplinare in grado di rispondere alle esigenze dei tempi.
Il crescente disagio esistenziale diffuso in ambito contemporaneo può trovare sollievo e prospettive nell’ampia e propositiva visione dell’Ecopsicologia. Prendendo spunto dall’azione congiunta di ecologia e psicologia – una attenta all’ambiente e l’altra all’individuo – questa disciplina riconosce l’importanza di un recupero della consapevolezza della nostra interdipendenza con i sistemi viventi di questo Pianeta, di cui non siamo né padroni, né ospiti, ma parte integrante nel processo evolutivo.
L’applicazione dell’Ecopsicologia è basata non tanto su pratiche specifiche, quanto sull’interiorizzazione di una visione del mondo diversa da quella antropocentrica, oggi pervasiva, che si traduce nell’ideazione e conduzione di pratiche, giochi, esercitazioni per riprendere contatto con se stessi, con gli altri e col mondo.
L’Ecopsicologia nasce in California a partire dal riscontro, da parte di educatori e terapeuti, di un diffuso malessere esistenziale non più imputabile a generiche cause psicologiche quanto a una più impalpabile, ma non per questo meno deleteria, perdita di connessione con il senso di appartenenza al Pianeta e alla sua Comunità. Questa è la conseguenza di uno modus vivendi sempre più lontano dal contatto diretto con gli elementi naturali, con gli spazi aperti e con la dinamica vivacità del vivente. Nel nostro inconscio collettivo, infatti, è sempre attuale il richiamo dell’esperienza dei 300.000 anni della nostra specie a stretto contatto con l’ambiente naturale e quando ne rimuoviamo il ricordo… qualcosa duole, in profondità.
Le implicazioni di questa disconnessione sono molteplici, sia sul piano individuale che collettivo. Non ricordando più chi siamo, in quanto sapiens sapiens, ci precludiamo l’accesso a un patrimonio esperienziale accumulatosi in decine e decine di migliaia di anni. Perdiamo la visione prospettica e non sappiamo più riconoscere, con gratitudine, tutto quanto è stato realizzato dai nostri precedessori. Non riconosciamo più l’interconnessione che regola i processi della vita, non sentiamo più il sostegno dei nostri antenati, né la responsabilità nei confronti di chi verrà dopo di noi.
È una solitudine profonda, quindi, quella a cui questa mancanza di visione ci condanna; ma non è tutto. Quello che è peggio è che disconosciamo l’aspetto più prezioso e caratteristico della nostra natura umana: il nostro essere parzialmente svincolati dall’istinto e dagli automatismi, con cui la vita in evoluzione si sperimenta con una novità. Ci contraddistingue, come specie, una potenziale libertà di scelta che, per quanto oggi ne sappiamo, è unica.
Specularmente a questa amnesia esistenziale, non ricordiamo neppure chi più chi siamo noi, in quanto individui. Non siamo abituati, nella cultura contemporanea, a guardarci dentro; non sappiamo riconoscere bisogni, talenti, potenzialità, desideri; non veniamo accompagnati a onorare e far fiorire l’unicità di ogni singolo individuo.
Si apre qui un campo di lavoro nuovo, quello del ripristino di questa connessione offuscata, sia col mondo fuori che con quello dentro. Dal dialogo e collaborazione tra ecologia e psicologia emergono opportunità sempre più elaborate e preziose sia sul piano individuale sia collettivo per riappropriarci di un’ampia visione su entrambi questi fronti.
I due nuovi titoli di ecopsicologo e ecotuner, son propri di chi segue una formazione specializzata nella teoria e pratica dell’ecopsicologia, nell’accompagnamento di singoli individui e gruppi verso una riconnessione con la Natura poco frequentata e la propria interiorità altrettanto poco frequentata.
Il titolo di ‘ecopsicologo’ è riservata chi è già psicologo, secondo l’ordinamento istituzionale del paese in cui risiede e opera. Mentre la qualifica professionale di ‘ecotuner’ è per professionisti provenienti da tutti gli altri ambiti professionali: educazione, formazione, escursionismo, naturopatia, medicina e molti altri. L’Ecopsicologia diventa un’integrazione della professionalità attuale o una pratica di accompagnamento di gruppi con attività che si propongono di facilitare la relazione sia con la Natura fuori che con quella dentro. Naturalmente, rimanendo nei confini della propria preparazione professionale di base, per cui quello che la guida escursionistica può permettersi proporre, non potrà farlo lo psicologo, e viceversa.
Pur nella diversità di interventi proposti, rimarrà però sempre simile il filo conduttore: l’atteggiamento gentile, proprio dell’Ecopsicologia applicata, la creatività delle proposte, l’allenamento alla percezione dell’interconnessione, il focus sulle relazioni di qualità – in ecopsicologia, dette relazioni ecologiche – la pratica della centratura e della green mindfulness, il risveglio del senso di appartenenza alla dimensione terrestre e la capacità di co-creazione, l’impegno attivo nel proprio piccolo e, last but not least, lo sguardo aperto all’orizzonte, e oltre.
La preparazione degli ‘ecotuner’ – la formazione di base per tutti – si focalizza sulla conduzione di attività di gruppo, soprattutto outdoor, ma non solo. Per psicologi e psicoterapeuti, ci sono in più dei moduli più specifici per la loro professione, che consentono di vantare, successivamente, oltre al titolo di ‘ecotuner’, anche quello di ‘ecopsicologo’; un titolo attualmente non ancora ufficiale, ma ben spendibile per presentare la peculiarità del percorso di aggiornamento svolto e dell’offerta professionale che sono in grado di offrire.
La International Ecopsychology Society – l’associazione professionale di riferimento in questo ambito, rappresentata in 24 paesi – riconosce 11 Scuole di Ecopsicologia in 4 diversi continenti – in cui viene proposta la formazione in Ecotuning e, in molte, come in quella italiana, anche il percorso integrativo per diventare ecopsicologi. Un ambito nuovo, sfidante, con molteplici ambiti di applicazione e con la possibilità di ampliare la propria offerta e di rispondere a una crescente domanda di contatto con la Natura e di maggior consapevolezza del proprio potere di azione sulla realtà.
Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché
Editoriale gennaio 2025 – Ecopsicologia NEWS