Un resoconto dettagliato di questo mitico incontro, all’inizio della primavera sudamericana,  tra professionisti, studenti e simpatizzanti dell’Ecopsicologia, per scambiare idee, esperienze e visioni di questa potente idea al servizio della vita e di questo particolare momento storico e culturale.

Nel verde cuore del Uruguay, al limitare di un lago in un’area protetta, meta di uccelli migratori, anfibi canterini, mammiferi sconosciuti qui in Europa (come il Capivara o Carpincho, in Uruguay), ha avuto luogo il 6° convegno internazionale di Ecopsicologia, organizzato dalla International Ecopsychology Society – IES, a Villa Serrana, nel dipartimento La Valleja, a 150 km da Montevideo.

Circondati da sconfinati orizzonti verdi e immensi cieli azzurri, si sono incontrate 65 persone da 15 Paesi diversi, tra cui docenti universitari, ricercatori, professionisti del campo della psicologia, educazione ambientale, scienze naturali, architettura.

In questa occasione, l’associazione fondata 12 anni fa a Neuchâtel, in Svizzera, col nome di European Ecopsychology Society,  ha sfoggiato il suo nuovo nome IES, acronimo di International Ecopsychology Society, oggi rappresentata in 12 paesi e 4 continenti.

Sono state 65 le “teste pulsanti e cuori pensanti” che hanno partecipato ai 5 giorni di lavoro nel distretto di Lavalleja, Uruguay, tra cui tanti giovani e studenti, creando tutti insieme un atmosfera di calda e arricchente condivisione.

L’apertura del congresso è stata un concerto sinfonico all’aperto offerto dall’orchestra giovanile “Eduardo Sabini” e coronato dal volo di 9 aquile sul cielo azzurro… per gentile concessione del genius loci. Ha aperto ufficialmente il convegno la dott.ssa Teresita Dominguez, rappresentante uruguaiana della IES e organizzatrice dell’evento, dando un caloroso benvenuto nel suo Paese, e la presidentessa IES, Kleio Apostolaki, ha introdotto il tema dell’edizione 2017: “Biofilia e memoria ancestrale”.

Con i due key note speaker invitati l’evento ha già rivelato la sue peculiare fisionomia: un incontro tra la scienza, da una parte, e cultura tradizionale, dall’altra. La dott.ssa Estela Anahí Delgado Gargiulo, biologa dell’Università della Repubblica Uruguayana, ha introdotto il tema della Biofilia a partire da esperienze sul campo condotte in Uruguay, e Juan José de Felix Pereira – Awaju Poty – docente di musicologia all’Università del Paranà (Brasile), ma anche pajé, guida spirituale di una Comunità Guaranì, ha coinvolto il pubblico nella fiabesca atmosfera del mito Guaranì della nascita del mondo e del genere umano. Insieme hanno “dato il la” a un convegno in cui la condivisione di studi, esperienze e testimonianze dell’Ecopsicologia applicata, si sono alternati a incontri pratici in prima persona, con attività all’aperto, quando possibile, di sperimentazione del beneficio che il lavoro in natura e con la natura opera sulla dimensione fisica, psicologica, interpersonale, e a tutti i livelli, sugli esseri umani.

L’Ecopsicologia non è solo una disciplina teorica, con una sua diversa epistemologia e una visione del mondo ecocentrica, è una pratica per ritrovare quei valori di compartecipazione, senso di appartenenza, amore nei confronti del mondo di cui siamo parte. Biofilia e memorie ancestrali sono i due strumenti concreti che sono stati non solo esplorati ma anche vissuti in questi cinque giorni per ritrovare una visione del mondo e un modo di agire sulla terra che per centinaia di migliaia di generazioni è stato quello nostro, che è quindi iscritto nei nostri genti e può ancora essere facilmente risvegliato. Nel rito Guaranì che ha avuto inizio la sera, con un immenso cerchio di più di 50 persone, e si è protratto fino alle tre del mattino, senza che nessuno sentisse sonno o noia, è stato più convincente di tanti discorsi di quanto abbiamo tutti da  raccontarci e da donarci e su come sia importante – e anche facile, quando fatto nel modo giusto –   ritrovare un senso d’identità più ampio e profondo che oltrepassa i limiti delle identità nazionali o di razza e riconoscere l’evidenza che il fatto di vivere su questo stesso Pianeta ci accomuna profondamente.

Nell’ultima manciata di generazioni sembriamo avere completamente dimenticato il valore del condividere questa origine comune, che una cerimonia semplice come quella vissuta insieme ha saputo così potentemente risvegliare. Siamo attualmente, come società e anche come singoli individui, purtroppo, in preda a un’amnesia, a un senso di alienazione e di disconnessione dalla Terra, dalla natura, che porta con sé nefaste conseguenze: la perdita di qualsivoglia intelligenza ecologica, in primis, necessaria per gestire le risorse naturali con attenzione, delicatezza e parsimonia. Ritrovare il senso di connessione non serve soltanto a restaurare modalità sostenibili di interazione col Pianeta, ma anche a ritrovare il valore della nostra stessa presenza su questa dimensione terrestre: è la capacità di focalizzare il breve tempo della nostra esistenza non più sulla lotta, sulla sofferenza, sulla competizione, ma su valori già vivi nella nostra antichità: compartecipazione, collaborazione e gioia di vivere. Quanta musica, arte, danza e convivialità fanno parte del nostro passato culturale!

Con solide radici, ancorate alle tradizioni del passato, in collaborazione con concetti moderni come quelli di Biofilia, inconscio ecologico ed Ecopsicologia, è possibile porre le basi per ridisegnare diverse professionalità e diversi modi di stare sulla Terra in modo da uscire da quello che è stato definito un “vicolo cieco dell’evoluzione”. La sfida è quella creare delle solide basi per una società capace di futuro, in cui i retti rapporti tra persone e persone si riflettano in modo diretto sui retti rapporti nei confronti dell’ambiente; in cui strutture di prevaricazione e potere dell’uno sull’altro vengano superati da modalità cooperative e collaborative basate sui valori umani conviviali, per far fiorire questo Pianeta e tutti i suoi abitanti – umani e non umani – con esso.

Sono stati questi i valori e principi che hanno ispirato i 25 diversi interventi e workshop, alcuni di stampo più accademico altri più esperienziali, che hanno fatto parte del programma del Convegno.  La priam “giornata piena” del convegno”, il 30 settembre, era dedicata a “Le idee, la visione e la missione dell’Ecopsicologia”, i primi due interventi del secondo giorno, hanno inquadrato l’Ecopsicologia nel contesto culturale, scientifico e filosofico attuale.

Marco Aurelio Bilibio, IES Charter per il Brasile –  psicoterapeuta gestaltico e direttore dell’Istituto Brasileiro de Ecopsicologia –  con il pianeta Terra sullo sfondo, ne ha inquadrato i fondamenti teorici ed epistemologici, collegandola a Teoria di Gaia, Biofilia, Psicologia Transpersonale, visione sistemica, romanticismo e trascendentalismo e a diverse tradizioni spirituali.

Marcella Danon, IES Charter per l’Italia – psicologa, direttrice di Ecopsiché – Scuola di Ecopsicologia – ha sottolineato i benefici per la salute fisica, psicologica e spirituale di un ritrovato contatto con la natura, citando la Attention Restoration Theory (ART), e ne ha delineato le prospettive in collaborazione con le ricerche sulla Mindfulness.

David Amorín – psicoterapeuta e socio analista, direttore della Facoltà di Psicologia dell’Università Francisco de Asis di Maldonado (Uruguay) –  ha collegato l’attuale degrado ambientale al macrofenomeno del patriarcato, prospettando un recupero dei valori del femminile, come via per ristabilire un relazione ecologica con l’ecosistema.

Andrés Kuplen – psicologo, docente di analisi esistenziale e logoterapia in diverse università sudamericane e direttore del Centro de Estudios para el desarrollo Humano, in Urguay – ha presentato l’Ecopsicologia come un valido strumento per rispondere alle sfide contemporanee di violenza, isolamento, depressione, impoverimento delle relazioni, in quanto pratica di “risanamento delle connessioni”.

 

Il pomeriggio di questa giornata ha ospitato 2 workshop all’aperto, uno con attività manuale ai tavoli della saletta vetrata della sede del convegno – in cui anche seduti al chiuso ci si sentiva immersi nel verde paesaggio – e una tavola rotonda.

 

Julianne Skai Arbor – fotografa statunitense, specialista di arboricultura e conduttrice di percorsi terapeutici in natura –  ha riproposto esercizi ispirati alla Medicina Forestale giapponese, allo Shinrin-yoku, bagno di foresta, invitando ad avvicinarsi agli alberi con l’intenzione di  creare una relazione personalizzata con loro e aprendosi alla possibilità di vivere un momento d profonda connessione con la natura.

Bruno Gentili – fisico cibernetico, esperto di complessità e geometria sacra – ha proposto al gruppo l’Inner Router, una pratica di che permette di esplorare le coincidenze significative nella propria vita attuale. Ognuno ha creato una mappa in cui sono emerse, al di là di ogni logica lineare, connessioni tra i diversi ambiti d’azione e di interesse, così da poter rinvigorire i propri progetti in modi prima impensabili.

Gloria Mahin – Professional Counselor, terapeuta in arti espressive specializzata in ecopsicologia, dal West Virginia (Usa) – ha coinvolto il gruppo in un seminario di Trance Dance, accompagnato da percussioni, per facilitare un processo di reinselvatichimento della cultura, come antidoto ai ritmi disumani dello stile di vita della società industrializzata.

Tra le attività pomeridiane, una Tavola rotonda di Ecoterapia per approfondire pratiche, benefici, e sfide dell’applicazione concreta dell’Ecopsicologia nel processo psicoterapeutico, con la partecipazione di professionisti nel campo e di persone interessate anche dal punto di vista dei fruitori dell’ecoterapia, con setting sia indoor che outdoor.

 

La seconda giornata piena, siamo al 1° di ottobre, aveva per tema “ecopsicologia in pratica, nell’eduzione e nella terapia”, per focalizzarsi sulle applicazioni concrete nel lavoro individuale e di gruppo.

Kleio Apostololaki, rappresentante IES per la Grecia – psicoterapeuta specializzata in Ecopsicologia e direttrice della Società Ellenica di Ecopsicologia – e Emmanouil Stournaras – medico –  hanno introdotto la giornata parlando del senso di connessione e interdipendenza con la natura, chiaro e forte nella filosofia, mitologia e cultura dell’antica Grecia, e sulle applicazioni di questa visione nelle terapie contemporanee.

Ezequiel Alvarez Vega, rappresentante IES per l’Argentina – psicologo clinico, direttore del centro de Ecopsicología de Argentina – un’esplorazione dei diversi paradigmi accomunati dallo stesso senso di appartenenza, unione e interrelazione con il Cosmo, che danno forza e ispirazione per l’immenso compito dell’Ecopsicologia: fare della nostra vita un luogo di incontro con il nostro “essere natura”.

La relazione di Regina Fittipaldi – architetto e urbanista che collabora con L’Università di Brasilia – sulla collaborazione tra Ecopsicologia ed Ecologia Profonda, per porre le basi di una nuova pedagogia, è stata portata da Marco Aurelio Bilibio, presentando nel contempo il progetto congiunto di specializzazione post laurea in Ecopsicologia all’Università Cattolica di Brasilia, che partirà nel 2018.

Teresita Dominguez, rappresentante IES per l’Uruguay – psicoterapeuta, direttrice del Centro de Ecopsicología de Uruguay – ha concluso in bellezza la mattinata parlando dell’importanza del recupero della dimensione istintiva nel processo terapeutico. La perdita del senso di appartenenza nei confronti della natura, nel procedere della storia, è stata conseguenza della perdita di connessione con il nostro istinto.

Il pomeriggio di questa giornata ha ospitato 3 workshop, due all’aperto e uno con attività manuale ai tavoli della saletta vetrata della sede del convegno, in cui anche seduti al chiuso ci si sentiva immersi nel verde paesaggio.

 

 

Claudio Antonio Pereira, IES Charter per il Cile, e Marian Rios Zapata – entrambi psicologi – hanno fatto sperimentare il Modelo Koru, “spirale” in Maori. Una mappa per la progettazione di esperienze di trasformazione, negli individui e nei gruppi, ispirate all’Ecopsicologia. Un viaggio attraverso i diversi domini dell’esperienza umana: trascendenza, sensibilità, mente,  emozioni,  corpo,  ambito  sociale  ed  ecologico.

Analuiza Diaz Trias

Andrès Farre e Tamara Farre

Omar

 

La terza giornata di interventi congressuali è stata altrettanto piena

 

Andrea Marais-Potgieter

Otho Leonardos

Kelly Daiane Savariz Bolla

Camila Valle

 

 

Enrique Repiso e Luz Dominguez, IES Charter per la Spagna – entrambi psicologi, direttori della Escuela de Ecopsicologia de España – hanno portato il loro gruppo sulle rive del lago, a cinque minuti dalla sede del Convegno, e hanno proposto un lavoro di riconnessione con i propri antenati, con i milioni di nonni che ci hanno preceduto, per ricevere da loro amore e allegria e potenziare così le nostre radici e autostima.

Silvia Mongili – pedagogista, coordinatrice in Sardegna di Ecopsiché, Scuola di Ecopsicologia – e Stefania Pinna – biologa marina – hanno proposto un’attività di ecopsicoteatro con i 4 elementi, allenamento dell’istinto (terra), intuizione (fuoco), mente (aria) e cuore (acqua), per sintonizzarsi con l’anima del mondo, per essere più coscienti, creativi e responsabili nelle relazioni con noi stessi e col Pianeta.

Mariana Candeia

Ana Claudia Judice Aleotti

Tina Fields

 

In questi 5 giorni di convegno, in una terra verde sconfinata nel cuore del Uruguay, ben oltre la rigida struttura di un convegno accademico, molti degli incontri sono stati in cerchio con scambi del sentire, del pensare, del sognare, con canti e danze insieme, con condivisione e allegria.

I convegni della IES hanno luogo ogni due anni e il prossimo appuntamento sarà a settembre 2019 in Spagna nel parco nazionale di Gredos dove ha sede la Scuola di Ecopsicologia spagnola. Nel 2021 è in programma nel cuore del Brasile e nel 2023… la Sardegna!