L’antidoto ai problemi ambientali ed esistenziali del nostro tempo è lo stesso: è la riconnessione con una visione più ampia della realtà.

L’ecopsicologia, nata dall’incontro tra la psicologia umanistica, la psicologia transpersonale e l’ecologia, promuove un percorso di crescita personale che permette di riconsiderare la propria identità in termini più vasti a partire dal dialogo con gli aspetti più profondi e autentici di sé e con il mondo naturale.

Si risveglia, così, l’inconscio ecologico che riconosce la stretta interconnessione con la Terra; il desiderio di impegno attivo nei confronti dell’ambiente naturale sorge spontaneo, frutto del senso di compartecipazione.

L’ecopsicologia, rifacendosi a una concezione sistemica della realtà, propone una nuova visione del rapporto uomo-natura e la traduce in strategie concrete applicabili in ambito terapeutico, educativo, formativo, ambientalista e comunitario per favorire il risveglio della consapevolezza di essere tutti terrestri, “tutti foglie dello stesso albero”.

 

Ecopsicologia – Crescita personale e coscienza ambientale
Urra-Feltrinelli, maggio 2006
ISBN 88-503-2512-6
Pp. 270

 

Recensione di Guido Della Casa

L’ecopsicologia è una disciplina molto giovane, soprattutto in Italia, dove ha avuto inizio solo poco più di un decennio fa. Nel mondo anglosassone era cominciata prima, soprattutto per opera di Theodore Roszak e Joanna Macy.
Il libro di Marcella Danon, che costituisce probabilmente una novità nel panorama italiano, riporta i fondamenti teorici della nuova disciplina e descrive alcune applicazioni pratiche per ottenere un risveglio di consapevolezza ecologica nella psiche umana, rifacendosi alla psicologia di Jung e al pensiero dello psichiatra junghiano James Hillmann.
Il libro è scritto con chiarezza e costituisce una sintesi notevole e un ponte per avvicinare le cosiddette “due culture”.

Ecologia e psicologia. Pure lavorando una sul generale e l’altra sul particolare, una sull’Ecosistema e l’altra sull’individuo, queste due discipline hanno molto da dirsi per collaborare al raggiungimento dell’obiettivo di garantire un futuro che possa evitare gravi eventi traumatici per la Terra e quindi anche per la specie umana.
Nata dall’incontro tra la psicologia umanistica-transpersonale e l’ecologia, l’ecopsicologia permette di riconsiderare la propria identità in termini più vasti a partire dal dialogo con gli aspetti più profondi di sé stessi e con il mondo naturale.
Si risveglia così l’inconscio ecologico che riconosce la stretta interconnessione dell’umanità con la Terra: il desiderio di impegno attivo nei confronti dell’ecosistema naturale sorge spontaneo, frutto del senso di compartecipazione.
Il collegamento fra la mente collettiva, gli stati psichici individuali e la condizione ecologica è molto reale, anche se ben pochi ci hanno mai pensato, almeno per ora.
La psicologia, secondo l’Autrice, ha bisogno di riconoscere di non poter più curare la psiche umana senza collegare il malessere della mente con il degrado dell’ecosistema. L’ecologia a sua volta deve riconoscere l’importanza di una salute partecipativa della mente umana (soprattutto della sua parte femminile, come viene messo in evidenza in un apposito capitolo), per far cessare la degradazione del Complesso Terrestre. Occorre risvegliare il nostro inconscio ecologico, che richiama l’inconscio collettivo di Jung, occupandoci anche dei nostri equilibri interiori.
C’è spesso una mancanza di psicologia nell’attuale strategia ambientalista, che insiste con campagne improntate sulla colpevolizzazione: così facendo si attivano meccanismi di difesa a livello psichico che producono l’effetto opposto perché sollevano più ansia di quanta molte persone siano pronte a gestire. Spesso la reazione della psiche davanti a novità sgradite o a un eccesso di ansia è la negazione.
Secondo l’Autrice, è necessario emancipare l’ecologia da semplice branca della biologia dalla quale è nata a una scienza delle relazioni e dell’insieme. L’eccessivo specialismo sta portando alla perdita della consapevolezza che siamo in presenza di un malessere complessivo, della Terra e della nostra specie. Il senso del nostro stare al mondo è dato anche dall’estrema brevità della nostra presenza in confronto all’esistenza di tutta la Vita sulla Terra: quello che ci ha preceduto per così lungo tempo dà anche un senso alla nostra stessa vita.
La situazione è tale che non possiamo permetterci di aspettare che la soluzione venga dall’alto, che venga proposta o imposta dai governi.
Ritrovare l’attenzione, il rispetto e l’amore per la Natura, come conseguenza della consapevolezza che ne siamo parte integrante, vuol dire ridare senso alla nostra vita attraverso un percorso multidisciplinare che comprende psicologia, ecologia, filosofia e antropologia, lavorando con tecniche psicologiche, meditazione, attività creative, passeggiate nella natura e antiche tecniche sciamaniche.
L’ecopsicologia, rifacendosi a una concezione sistemica della realtà, propone una nuova visione del rapporto uomo-natura e la traduce in strategie concrete applicabili in ambito terapeutico, educativo, formativo, ambientalista e comunicativo per favorire il risveglio della consapevolezza di essere tutti rami dello stesso albero.
Le sue applicazioni concrete sono un arricchimento con nuovi spunti di riflessione, nuove forme di divulgazione della sensibilità ecologica nelle scuole, nella formazione aziendale, nelle associazioni e in ambiti comunitari e ricreazionali.

Sono accennate nel libro anche le novità che derivano dalle concezioni della fisica moderna, interessanti proprio perché provengono da una scienza considerate “esatta” nell’immaginario collettivo, alimentato dai mezzi di comunicazione e dal persistere del modello meccanicista cartesiano-newtoniano nella scienza ufficiale.
Dalla lettura si ricava una sensazione di ottimismo, che proviene dalla speranza che il cambiamento di paradigma conseguente alla maturazione psicologica possa evitare i gravi eventi traumatici che altrimenti attendono la Terra.

Nell’Appendice, sono riportati gli otto principi dell’ecopsicologia e i presupposti di alcuni seminari di Joanna Macy; come esempio, vi si legge, tra l’altro:

– Il nucleo della mente è l’inconscio ecologico. La repressione dell’inconscio ecologico è la radice profonda della follia insita nella società industriale. Ritrovare l’accesso verso l’inconscio ecologico vuol dire ritrovare la via verso la salute psicofisica dell’individuo, della società e dell’ecosistema.
– Siamo parte integrante del mondo in cui viviamo tanto quanto i fiumi e gli alberi, intessuti dello stesso intricato flusso di materia-energia e mente.

 

L’Autrice:

Marcella Danon, psicologa e giornalista, lavora dal 1990 nel campo della formazione umanistico-esistenziale. Ha pubblicato diversi libri, tra cui Counseling (Red, 2000), tema dei suoi corsi triennali presso scuole di formazione psicologica. Ha fondato e dirige “Ecopisché – Scuola di Ecopsicologia” di Osnago (Lecco) e fa parte del direttivo della International Ecopsychology Society.