Socrate aveva fatto incidere sul frontone del tempio di Delfi il monito conosci te stesso. La Psicologia approfondisce la ricerca del “chi sono io” sul piano individuale e l’Ecopsicologia amplia il raggio di esplorazione chiedendosi “chi siamo noi” in quanto membri della specie Homo sapiens.

La nostra specie, secondo gli studi attualmente riconosciuti, ha 300.000 anni, emersa da un processo 10 volte più lungo per l’evoluzione del genere Homo. Per 3 milioni di anni I nostri antenati hanno vissuto,  lavorato, viaggiato, abitato, amato, creato, in Natura. La nostra Storia conosciuta e documentata ha solo 10.000 anni. Il cosiddetto Paleolitico, età della pietra antica, a cui solo poche magre pagine sono dedicate nei sussidiari scolastici, ha visto lo sviluppo di una società umana interessante che solo oggi viene rivalutata e studiata più attentamente:  una società basata su caccia e raccolta di semi e di tuberi, una società prevalentemente nomade, egualitaria, con scarsa presenza di beni di lusso, con similitudine di strutture abitative e sepolture, caratterizzata da grande libertà di movimento, dieta varia ed equilibrata, minore disuguaglianza sociale, meno stress, ampia conoscenza dell’ambiente e forte legame con la Natura, come racconta lo storico Yuval Noah Harari, in uno splendido libro chiamato Sapiens: da animali a dei. La vita dei cacciatori-raccoglitori, pur essendo dura, era probabilmente meno stressante rispetto a quella degli agricoltori – la rivoluzione agricola risale a 10.000 anni fa – che erano soggetti a ritmi di lavoro più rigidi e a preoccupazioni legate alla sopravvivenza della comunità.

La memoria di questo nostro lungo passato è viva e attiva dentro di noi.

Abbiamo un inconscio personale che racchiude i ricordi e contenuti che riguardano la nostra vita individuale abbiamo un inconscio collettivo che racchiudono ricordi e contenuti che fanno parte di tutta la storia culturale e mitologica dell’umanità e abbiamo un inconscio ecologico che ricorda tutta la storia dell’evoluzione della vita sulla Terra.
Sì, perché quello che va ricordato è che noi siamo a tutti gli effetti terrestri. il nostro corpo ripropone tutto quanto l’evoluzione ha saputo mettere a punto nell’arco dei quattro miliardi di anni di vita sulla Terra. Siamo così vicini dal punto di vista genetico agli altri animali che in biologia già da 40 anni si parla di “animali non umani e animali umani”,  condividiamo il 98,5% del nostro del nostro genoma umano con le creature a noi più vicine: scimpanzé e bonobo.

“La nostra origine,  la nostra storia,  la nostra identità  sono legati all’ambiente naturale: noi “siamo” Natura”.  Questo è uno dei motivi per cui quando andiamo in un ambiente non urbanizzato, selvatico, anche se ci entriamo distrattamente, o chiacchierando, la maggior parte di noi sente un beneficio, è lo stesso beneficio di quando dopo un lungo viaggio torniamo a casa: la Natura per noi è casa.

 E’ da presupposto che l’Ecopsicologia si occupa di elaborare proposte che ci permettono di focalizzare l’attenzione sul benessere fisico e psicologico tenendo conto di come lo spazio e il tempo hanno impattato sulla nostra specie. Noi, di che cosa abbiamo bisogno per stare bene? Di spazi aperti, di contatto con la Natura, di camminare, di guardarci attorno, di socializzare, di narrare e sentir narrare. Tutte cose che … nella frenesia della vita moderna, nei lunghi viaggi incastrati nel traffico urbano, nei tempi trascorsi al chiuso, perlopiù seduti davanti a un pc, ci vengono a mancare. Quello che l’Ecopsicologia ci ricorda, è che siamo esseri organici”, non “meccanici” e il camminare negli spazi aperti, che sia bosco o campo, lungo fiume o montagna ha per noi una valenza preziosa e riequilibrante.

Questo è stato il tema dell’intervento “Ecopsicologia e Mobility Management:  in dialogo con lo spazio e il tempo” al Convegno organizzato dall’Assessorato alla mobilità in collaborazione con il Gruppo Brescia Mobilità e Fondazione Brescia Musei all’auditorium Santa Giulia, lo scorso 19 settembre.

Il messaggio focale è stato che nella frenesia dello stile di vita attuale, possiamo scegliere di non farci travolgere dai ritmi meccanici sempre più incalzanti, ma di reclamare i nostri ritmi organici, essenziali per il nostro benessere di esseri viventi e non di macchine. La mobilità è divenuta una componente fondamentale del mondo odierno, assorbe tempo, denaro, energia e ha un forte impatto sull’ambiente. Scegliere un modo di spostarsi alternativo impatta positivamente su diversi fronti e comporta un diverso modo di relazionarci:

  • Con noi stessi: concedendoci più tempo per il relax, per sognare a occhi aperti, per la lettura e la riflessione.
  • Con gli altri: creando occasioni di scambio, dialogo e approfondimento della conoscenza reciproca.
  • Con il mondo: liberando l’attenzione per esplorare i dettagli di ciò che ci circonda e limitando la nostra impronta ecologica.

Il contributo dell’Ecopsicologia al Mobility Management consiste nel risvegliare nelle persone questo bisogno di una relazione diversa con lo spazio e il tempo, più consona alla nostra identità umana. L’invito a un diverso modo di gestire i propri spostamenti non viene, quindi, imposto dall’alto come una necessità, ma viene fatto vivere come risposta a un bisogno profondo personale, oltre che sociale e ambientale.

 


Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché
Editoriale ottobre 2024 – Ecopsicologia NEWS

 

Bibliografia di approfondimento: