Intervista a Luca Mazzucchelli, psicologo, psicoterapeuta e direttore della rivista “Psicologia Contemporanea”. Promotore della crescita personale, in tanti diversi ambiti, è stato premiato nel 2018 come il miglior Psychological Coach italiano. In questo suo nuovissimo libro, offre spunti semplici e potenti per prendere in mano le redini della propria vita e imparare a generare il cambiamento desiderato con piccoli passi gestiti in autonomia.

di Marcella Danon

“Fattore 1% – Piccole abitudini per grandi risultati” è un manuale pratico che si legge d’un fiato. Il racconto in prima persona è abilmente intessuto con informazioni che ampliano il campo del potere personale individuale, esercizi pratici e piccoli esempi di successo, che rincuorano il lettore sulle sue possibilità di emularli.
La mission di questo libro, racconta Luca Mazzucchelli, è accompagnare la gente a star meglio, offrendo strumenti concreti, accessibili a tutti, da applicare nella vita quotidiana per realizzare piccoli e grandi obiettivi. Allo stesso tempo, è quella di solcare una traccia, per la  psicologia, verso la prevenzione e l’uso di un linguaggio rivolto ai non addetti ai lavori, che possa far avvicinare la gente allo psicologo e far superare vecchi stereotipi. Il presupposto sul quale si basa il libro è semplice, provocatorio e risuona come un gong: “Considerati tu causa, e non effetto, delle cose che ti accadono”. Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo; la transizione più importante deve avvenire al nostro interno.


Dopo il successo del tuo canale You Tube “Parliamo di  psicologia”, che ha raggiunto un bacino di utenza di 250.000 persone, cosa ti ha portato a scrivere questo libro e perché proprio sulle abitudini?
Ho scelto di comunicare anche su un canale diverso, per intercettare un pubblico più vasto e avvicinare così, sempre di più, la  psicologia alle persone. Sono partito dalla convinzione che per arrivare a produrre i grandi cambiamenti dobbiamo concentrarci su tante piccole azioni. Mi sono accorto che la motivazione non basta, perché è al di fuori dal nostro controllo. Spesso la spinta a cambiare qualcosa è forte all’inizio – mangiare più sano, fare esercizio fisico, imparare una lingua, ammorbidire un tratto caratteriale – ma è difficile mantenerla. Quello che invece possiamo tutti fare è creare delle buone abitudini; delle ‘abitudini vincenti’, mi piace chiamarle. Quello che propongo è un metodo per trasformare un comportamento desiderato in qualcosa di facilmente ripetibile nel tempo, che possa poi essere integrato come ‘nuovo automatismo’ nella routine quotidiana. Rendere certe azioni automatiche è la strategia che usa la Natura… e funziona a meraviglia!

Quindi proponi un modo nuovo di concepire le abitudini, che generalmente sono associate a qualche cosa di negativo…
Se digitiamo su Google la parola ‘abitudini’, vengono fuori immagini di persone che fumano, si mangiano le unghie o sono stressate, l’associazione iniziale è questa. Ma, con lo stesso meccanismo, possiamo creare consapevolmente, e volontariamente, abitudini utili e desiderate. Io credo che Superman sia un abitudinario e che tutte le persone che arrivano al successo – qualsiasi cosa ‘successo’ voglia poi dire – si basano su buone abitudini: leggere molto, informarsi, esprimere gratitudine… ognuno ha le sue.
Quando scegliamo di inserire una nuova abitudine nella nostra vita, di cominciare a fare qualcosa che prima non facevamo, non porterà grande differenza se lo faremo solo per tre o quattro giorni. Sarà quando lo avremo fatto per due mesi, o due anni, che vedremo cosa è cambiato. L’abitudine non dà i suoi frutti in poco tempo, ma nel lungo periodo: la strada verso il cambiamento non è una corsa 100 metri a ostacoli, è una maratona. E l’alleato più importante, per avviare un cambiamento, sono le abitudini.

Esordisci citando tre possibili processi di cambiamento: graduale, catastrofico ed esponenziale. Tu ti concentri su quest’ultimo, e lo chiami “cambiamento evolutivo”. Come funziona?
E’ un concetto che ho preso a prestito dalla terapia breve strategica. Ogni qualvolta vuoi cambiare qualcosa c’è un’energia uguale e opposta che tenta di riportarti al punto di partenza, si chiama omeostasi. Quando, però, introduciamo nei vecchi schemi anche solo un piccolo apprendimento, ecco che questo altera l’equilibrio del sistema consolidato e apre le porte a una progressiva evoluzione; diventa come una sorta di virus che altera l’omeostasi, che aggira la resistenza al cambiamento. Tale piccolo apprendimento, attraverso l’esercizio e la ripetizione, diverrà poi acquisizione. Le acquisizioni mantenute nel tempo diventano abitudini. Sono pochi quelli che riescono a cambiare dall’oggi al domani e sono ancora meno quelli che riescono a farlo da soli, ma tutti sono in grado di diventare ogni giorno 1% migliori di quello che erano ieri e, dopo un anno, si troveranno a essere 365 volte migliori.

Allo stesso tempo, nel tuo libro, dai molta importanza alla flessibilità, quasi un antidoto per evitare la potenziale rigidità delle abitudini. Il tuo libro è proprio dedicato a chi ti ha insegnato “la buona abitudine di cambiare spesso abitudine”… Certo. Fattore 1% vuol dire crescere ogni giorno del 1%, ma anche permettersi ogni giorno di fare sempre delle cose diverse. Le abitudini non devono diventare delle rigide gabbie, al contrario devono essere al servizio del nostro benessere personale e dobbiamo essere disposti a cambiarle, quando non ci servono più.
Per esempio, l’abitudine di svegliarmi la mattina, un’ora prima della sveglia classica, per me è stata molto importante e l’ho tenuta per quasi due anni. Mi permetteva di fare in quell’ora le cose per me importanti, fare un po’ di ginnastica, meditare, scrivere, leggere. Tutto questo mi aiutava ad affrontare la giornata in maniera diversa, più serena, perché le cose per me importanti le avevo già fatte e potevo permettermi di correre senza sforzo dietro alle urgenze degli altri. Però bisogna essere anche flessibili; con la nascita del secondo e del terzo figlio mi è diventato difficile mantenere questa abitudine, perché magari mi addormentavo la sera prima di loro… e se l’avessi conservata, sarei stato un peggiore padre. La flessibilità sta nel tenere sempre a mente il punto di arrivo e nel prendere la strada che permette di arrivarci in maniera più felice.

Tra gli strumenti che proponi, per accompagnare le persone a prendere in mano le leve del cambiamento, parli del “potere dell’ambiente”. Che cosa intendi?
Il cambiamento non è solo tutto nella testa, se vuoi cambiare drasticamente, devi iniziare dal cambiare drasticamente il tuo ambiente. L’ambiente ci influenza, che ci piaccia o no; si tratta di prenderne consapevolezza e adoperarsi affinché agisca nella direzione voluta. Se cambi contesto, relazioni, ritmi, architetture… è più facile cambiare i comportamenti associati ai luoghi e alle compagnie che solitamente frequenti. Se vuoi cambiare alimentazione, per esempio, la dieta inizia al supermercato: se non compri biscotti, non li mangi! 

Il cuore del tuo libro è la potente fiducia che le persone possano prendere in mano le leve del cambiamento…
Sì! Più e più volte, durante l’arco della giornata, ci troviamo davanti a un bivio: possiamo considerarci ‘effetto’ di ciò che ci succede, o possiamo considerarcene ‘causa’. Nel primo caso, quando qualcosa non sta andando come vorresti, ti dici “…è colpa di tizio”. Nel secondo caso, ti prendi la tua responsabilità. Se la colpa è degli altri… game over, la partita è chiusa; se la responsabilità è tua, hai la possibilità di agire. Puoi influenzare le persone, i tuoi collaboratori, il lavoro, i clienti e te stesso, solo nella misura in cui ti assumi la responsabilità dei loro cambiamenti. Magari è vero che quello che non funziona non dipende da te, ma è molto più utile chiederti “cosa posso fare io di diverso affinché questa situazione cambi?”.

Rimanendo in tema di atteggiamenti vincenti per crearsi una vita ricca e soddisfacente, tu offri una ricetta molto originale per quanto riguarda la valorizzazione dei talenti…
I talenti, come in una partita a carte, non basta averli, bisogna saperli giocare bene. Prima di tutto bisogna riconoscerli e allenarli: se hai un talento e non lo coltivi rischi di sprecare tutto quanto. E poi ci vuole grinta, per portarli avanti e valorizzarli. Puoi puntare a diventare il numero uno in quel campo – via bellissima, ma molto difficile – o puoi, invece, prendere due tuoi talenti e trovare il modo di metterli insieme. Mi sarebbe stato difficile diventare il primo al mondo in  psicologia, ma mi è stato possibile essere tra i primi 25 al mondo che meglio conoscono la  psicologia e meglio ne sanno parlare in pubblico. Nella vita, non è necessario essere il migliore in assoluto in un campo, basta essere molto bravo in due.

Un augurio che fai al tuo libro?
Il mio è un augurio per chi lo legge. Con questo libro vorrei portare un 1% di novità all’interno della testa e della routine quotidiana dei lettori e che questo 1% sia il primo di tanti altri 1%, che possano poi creare un cambiamento esponenziale ed evolutivo. Più riesco a essere di aiuto alle persone, più sono felice.

Il sito di Luca Mazzucchelli

Nata dall’incontro tra Ecologia e Psicologia, una nuova prospettiva insegna a comprendere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda per riconoscere che la Natura non è qualche cosa di separato da noi, ma che anche noi “Siamo Natura”. Comprendendo questo, cambia tutto l’atteggiamento e il comportamento nei confronti dell’ambiente che ci circonda.
E cambia il modo di operarsi per il benessere delle persone e del Pianeta.

Ecopsicologia: le basi e le applicazioni