Siamo esseri spirituali che stanno vivendo un’esperienza terrestre, non il contrario.
La meta è l’inscendenza, non la trascendenza, suggerisce con enfasi il teologo Thomas Berry.
È sulla Terra che possiamo e dobbiamo portare i valori che ci portiamo dentro dalla nostra eredità celeste.
Ecco che l’invocazione al Padre nostro che sei nei cieli, unito all’Ave Maria che onora e riconosce il principio femminile della creazione, acquisiscono un valore universale, in quest’ottica. Una giovane e illuminata guida spirituale, Rav Yeshua, attiva al limitare del deserto di Giudea più di 2000 anni orsono, ha provato a portare un messaggio di speranza in questa direzione, indicando il principio dell’amore come la tappa evolutiva successiva, dopo quella dello sviluppo del mentale, di cui è stato il Buddha a farsi portavoce.
La forza del suo messaggio è stata tale che nonostante tutte le manipolazioni, deformazioni e strumentalizzazioni subite in due millenni, qualcosa è rimasto vivo e attivo comunque. Una voce “per l’umanità”, non per una singola religione, un mahatma, grande anima, reincarnato, come tanti altri prima di lui e anche dopo, con un messaggio necessario a farci evolvere nella direzione auspicata da un progetto più grande di noi, e con un intervento, sui corpi sottili della Terra – si anche il nostro Pianeta ha un corpo fisico e uno energetico, come ogni essere vivente – tale da facilitare questa apertura.
L’amore non è solo la magia che si crea tra due persone, ci sono ben 7 diverse parole nella cultura indiana per definire quello che nel nostro vocabolario occidentale è sempre la stessa, dall’amore per il cioccolato a quello per il divino… l’amore è una frequenza vibratoria più alta a cui accediamo spesso proprio grazie o attraverso la chiamata di sensi, ma va molto al di là dell’esito auspicato dalla fiabe, del “e vissero felici e contenti”. L’amore è una chiamata ad andare oltre l’ego incapsulato nella pelle, dice la psicologia transpersonale, a riconoscere e sperimentare quella forza che ci fa sentire di essere parte del tutto, di essere molto, ma molto di più di questo involucro di carne, nervi e ossa – benedetto esso sia, perché senza questo non eravamo qui a parlarne insieme – e che abbiamo scelto di tornare in questo lussureggiante e glorioso pianeta verde azzurro per imparare qualcosa di più e per fare qualcosa in questo momento specifico della sua evoluzione.
A volte abbiamo addirittura l’impressione di conoscere già, da lungo tempo, alcune delle persone che incontriamo, con cui interagiamo, e potrebbe anche essere proprio così. Sangha si chiama, nella visione della filosofia indiana, il gruppo di anime che si danno un obiettivo comune e poi scelgono di tornare sulla Terra – inconsapevoli, naturalmente, del destino scelto – per operare insieme, nel sostegno reciproco, per realizzare quello che è necessario in questo momento. L’esperienza terrestre è speciale, è preziosa, proprio perché grazie al corpo, denso, visibile e tangibile, possiamo fare, possiamo procedere sulla nostra via evolutiva personale e allo stesso tempo contribuire all’evoluzione del Pianeta su cui abbiamo scelto, o abbiamo avuto la ventura di nascere. Poco prima di nascere un angelo ci dà un colpo di bacchetta sopra al labbro superiore, raccontava mio nonno, e così dimentichiamo tutto ciò che c’era prima. Quella fossetta sotto il naso che tutti abbiamo è il segno di questa indotta amnesia, che ha il pregio di permetterci di vivere intensamente la nostra vita, come fosse unica.
La nostra presenza sulla Terra è temporanea, il nostro tempo è prezioso. E non siamo qui per soffrire, bensì per gioire. Non è certo un peccato originale che ci accompagna nel nostro arrivo in questa vita, ma una “benedizione originale” dichiara, nel suo libro Original Blessing, Matthew Fox ex frate domenicano, naturalmente espulso dall’ordine per aver osato togliere il principale strumento di potere sulle masse.
Basta frustrare e avvilire la nostra gioiosa e gloriosa natura umana! Siamo qui come frutto d’amore tra la terra e il cielo, siamo qui per portare la Gioia di nostra Madre e il Progetto di nostro Padre. “Signore fammi strumento della tua pace” ci ha lasciato detto San Francesco, che lancia un messaggio d’amore nei confronti della creazione, ricordandoci la nostra mission come anime.
Bosco del Peuterey – Val Veny – Agosto 2022
Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché
Editoriale Maggio 2023 – Ecopsicologia NEWS
Photo Credit: Archivio Ecopsiché – Valsavarenche 2023