Oggi ci troviamo – individualmente e collettivamente – a fare i conti con l’incapacità di riconoscere chi siamo veramente e cosa ci connette al resto del creato. Non riceviamo spiegazioni chiare e rassicuranti sulle grandi questioni della vita, e il malessere è incalzante. Questo disagio,  in realtà, è il nostro più grande amico, perché ci obbliga a farci nuovamente domande, a metterci alla ricerca di risposte.

Come si fa? Come si intraprende un percorso che permetta di dare un senso alle vicende quotidiane e a vivere una vita qualitativamente superiore in cui le proprie energie non vengano più disperse in conflitti superflui o immaginari, ma vengano invece convogliate verso obiettivi reali e contingenti?

Il primo passo, in qualunque via verso un ampliamento di orizzonti, è risvegliare l’attenzione. Reimparare a guardare la realtà con gli occhi del presente e non quelli del passato, legati a pregiudizi o all’abitudine, né a quelli del futuro, legati all’eccessiva aspettativa o all’illusione. Saper distinguere, quindi, ciò che è da ciò che vorremmo che fosse o che temiamo che sia, i fatti dalle opinioni, la realtà dall’idea che ci siamo fatti della realtà.

Due emisferi del cervello abbiamo, come sapiens, e due diverse dimensioni dobbiamo “frequentare” se vogliamo aprirci alla vita e dialogare costruttivamente con Essa. Esiste molto che non abbiamo ancora gli strumenti per comprendere. I nostri sensi colgono solo un ristretto ventaglio delle emanazioni del reale, ultravioletto, infrarossi, ultrasuoni, raggi x… sono solo esempi di frequenze energetiche che il nostro apparato sensoriale non è strutturato per cogliere. Questo non vuol dire che queste frequenze non esistano; tanto è vero che, con le apposite apparecchiature riceventi, si tramutano in informazioni ben precise.

E’ proprio quando apriamo la mente che creiamo i presupposti per ampliare anche gli orizzonti percettivi. I nostri sensi possono essere allenati. Nel passato, il rapporto col mistero è stato gestito dalla figura dello sciamano, un intermediario tra la dimensione visibile e quella invisibile, tra la materia e l’energia, tra l’umano e il divino. Oggi abbiamo la possibilità di non delegare ad altri, sciamani o sacerdoti, il compito di esplorare e conoscere le dimensioni “altre” del quotidiano, oggi possiamo risvegliare in noi quell’anelito al ritrovare un senso di maggior intimità con la collettività terrestre e gli strumenti per sanare questa ferita primaria che abbiamo ereditato con la modernità. La nostra cultura è vittima di una psicosi nei confronti del resto della Natura, ci dice l’ecologo e teologo Thomas Berry – figura di spicco nell’ambito dell’Ecopsicologia – e addita la figura dello sciamano come colui che cura la Comunità ricomponendo questa frattura, invitando a ricrearla.

Da qui il nome di una delle specializzazioni in Ecopsicologia Applicata che porta l’attenzione anche alla dimensione energetica della realtà: “Nuovi Sciamanesimi”. Al plurale. Perché nell’intraprendere questo, che è uno dei tanti sentieri che, passando per magie verdi, ci accompagnano a diventare di nuovo interi, ci manterremo sempre aperti alla pluralità delle vie che perseguno la stessa mission di risvegliare la prospettiva che facciamo tutti parte dello stesso tutto.

 


Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché

Editoriale febbraio 2022 – Ecopsicologia NEWS

Photo Credit: Klear Mode 2016

 

“Noi siamo la Terra” e ognuno di noi è qui per far germogliare il seme di cui è portatore e per portare alla vita i suoi fiori e i suoi frutti. Da questo ampio puntio di vista, l’Ecopsicologia propone strumenti, pratiche e protocolli che permettono di arricchire la vita personale e professionale con senso, bellezza ed efficacia.

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