Animali fratelli maggiori, li chiamiamo nei nostri seminari di ecopsicologia. Perché sono loro che ci hanno insegnato e accompagnato a sopravvivere, prima, e vivere, poi, su questo bel Pianeta. Non saremmo mai arrivati dove siamo ora, come civiltà umana, se non avessimo avuto gli animali a farci da guida, mezzo di trasporto, cibo,  fonte di vestiario, guardia, forza lavoro, aiuto nella caccia, oracolo, cavia, e molto altro. Sono, inoltre, per noi compagnia, ispiratori, amici e compagni.

Gli animali hanno sempre fatto parte integrante della nostra vita, presenti nelle abitazioni e comunità umane… fino a pochi anni fa. Gli animali, anche quando dovevano essere sacrificati (da sacrum facere: resi sacri) per il nostro nutrimento, erano sempre accompagnati da un senso, quando addirittura non da una preghiera o un canto, di ringraziamento. Una prassi che si ritrova in tutte le tradizioni native e che in Europa è presente nella tradizione medievale come antico retaggio della cultura celtica.

E oggi? La nostra memoria è breve e i nostri fratelli maggiori troppo spesso sono carne da macello, nel letterale senso del termine. L’importante è ritrovare la consapevolezza di ciò che facciamo e delle implicazioni di ogni nostra scelta. Oggi è sempre più risaputo che consumiamo molta più carne di quanta faccia bene alla salute, quella nostra e quella dell’ambiente.

L’importante è ritrovare il senso di gratitudine nei confronti di chi ha dato la vita – e spesso ha vissuto una terribile vita, in quei lager che sono molti degli allevamenti contemporanei – ogni qualvolta scegliamo di mangiare la carne di un animale.

L’importante è ritrovare la capacità di guardare negli occhi, metaforicamente o, meglio ancora, nel vero senso della parola, gli animali che già fanno parte della nostra vita e quelli che incontriamo.

L’importante è riconoscere che oltre quello sguardo c’è un’alterità che ha valore, dignità e diritto di esistere tanto quanto noi. E ritrovare quella disponibilità a incontrare e dialogare, su un piano di parità, nel rispetto della reciproca diversità, anche con gli esponenti del mondo animale.

Il nostro sentire farà, così, un salto di qualità e ci ricorderemo che non siamo soli su questo bel Pianeta, e che c’è tanto che possiamo ancora imparare e ricordare della nostra più ampia – e ancora misteriosa – identità, grazie alla tanta tanta vita, diversità e gioiosa vitalità che insieme a noi abita la Terra.

 

Credit Photo: Ray Hennessy Unsplash.com

 

 


Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché

Editoriale maggio 2021 – Ecopsicologia NEWS

 

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