Siamo in viaggio. Non penseremo certo che sia questa la versione finale della nostra specie! C’è ancora così tanto da far emergere, da affinare, da ottimizzare… diciamo che dobbiamo ancora persino conquistarci l’appellativo stesso di sapiens, che non corrisponde propriamente a come stiamo attuando, come genere umano nel suo complesso.

L’appellativo “dèi”, nel libro di Yuval Noah Harari – a cui si ispira il titolo della Summer School 2022 della Scuola di Ecopsicologia – è usato con una sottile, e neppure troppo velata, ironia per descrivere il ruolo onnipervadente che abbiamo acquisito sul pianeta Terra.

Il titolo originale è “Sapiens: da animali a dèi”, in cui lo storico narra abilmente di come “centomila anni fa almeno sei specie di umani abitavano la Terra. Erano  animali insignificanti, il cui impatto sul pianeta non era superiore a quello di gorilla, lucciole o meduse. Oggi sulla terra c’è una sola specie di umani. Noi: Homo sapiens.”

Nel seminario vacanza di Ecopsicologia verrà proposta anche un’altra lettura del termine dèi , un orizzonte ipotizzato dal padre gesuita, teologo e paleontologo Pierre Teilhard de Chardin che, con l’espressione Homo noeticus sintetizza una profezia antropologica che intravede la tappa successiva del processo evolutivo della specie umana. Ouspensky e Rudolf Steiner hanno anche loro usato il termine Homo noeticus per riferirsi a uno stadio evolutivo futuro dell’umanità.

Anche l’Ecopsicologia si fa portatrice di una visione prospettica, ereditata, questa volta, proprio dell’Ecologia che, studiando le forme di vita sulla Terra, non può prescindere dal concetto di processo evolutivo e dal fatto che nei 5 miliardi di anni di vita del pianeta Terra i poco più di 50.000 anni della specie sapiens sono quasi irrilevanti nel copione cosmico del divenire del nostro pianeta.

Questo lascia ampio margine per tutto quel miglioramento possibile e necessario, se non vogliamo estinguerci e lasciare posto a una completamente nuova specie del genere Homo, più capace di integrare piedi per terra e testa alta verso il cielo e di vivere in collaborazione e co-creazione con l’ecosistema terrestre.

Da sapiens a dèi vuole essere una 3 giorni dedicati alle potenzialità più alte della nostra natura umana che possono svilupparsi quando, come un albero, affondiamo le radici in profondità e ci apriamo alla spinta per elevarci verso le vette.

Il percorso –  in modo leggero, perché siamo in vacanza, ma non per questo meno incisivo e potente – vuole esplorare:

  • la nostra preziosa natura terrestre, accompagnandoci a riconoscere che siamo figli di questo pianeta;
  • la nostra natura gregaria, è infatti la qualità di relazioni il fulcro del nostro benessere, molto più di qualsivoglia acquisizione materiale;
  • la scintilla di infinito che custodiamo in profondità; quella dimensione a cui si riferiva la mitica cantautrice folk  canadese Joni Mitchell cantando a Woodstock “siamo polvere di stelle”.

E non è solo una metafora poetica: l’ astronomo Carl Sagan ci spiega che nel nostro DNA si nasconde la stessa fibra che costituisce le stelle e in ogni cellula del nostro cuore è impressa una storia cosmica. Uno spunto potente per ampliare l’idea che abbiamo di noi stessi e del possibile destino della nostra specie.

All’Oasi Zegna, dal 3 al 6 agosto, proseguiamo… nel bosco.

 


Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché

Editoriale giugno 2022 – Ecopsicologia NEWS

Photo Credit: Greg Rakozy – Unsplash.com