Il Pianeta Terra, se leggiamo le testimonianze degli astronauti che per primi l’hanno vista dallo spazio, ha una sua bellezza intrinseca che la rende unica rispetto agli altri pianeti del nostro sistema solare. E’ una splendida gemma azzurra ricamata del bianco dell’atmosfera e dai colori dei continenti. Ha un suo equilibrio mantenuto dalla collaborazione tra corpo roccioso, biosfera e atmosfera; tutto collabora al fine di mantenere le condizioni di temperatura, pressione, componenti dell’aria e delle acque costante, affinché la vita, così come la conosciamo oggi, possa prosperare. Questo è quello che la rende unica nel nostro sistema solare, come aveva rilevato il chimico James Lovelock che insieme alla biologa Lynn Margulis ha fatto riconoscere, accademicamente, la Terra come Pianeta Vivente. E di questo Pianeta vivente noi siamo parte integrante e parte importante. Ne siamo il sistema nervoso ipotizza lo psicologo Peter Russel, che porta avanti le conclusioni della Teoria di Gaia, per esplorarne le implicazioni culturali per noi umani.
“Siamo neuroni che non si sono ancora risvegliati alla nostra più profonda natura”, completa l’astrofisico Brian Swimme, per indicare la via: risvegliarci a chi siamo davvero, perché solo così potremo interagire creativamente per scegliere consapevolmente quale direzione dare all’evoluzione della vita sul Pianeta.
Una volta che hai raggiunto la cima della piramide, hai ciò che vuoi, hai realizzato ciò che sei, hai raggiunto successo, fama, soddisfazione… di cosa hai bisogno? Il salto, ora, non è più di quantità, ma di qualità. Hai bisogno di rispondere alla chiamata della vita e di dare un senso più alto a ciò che sei e a ciò che fai. E’ questo il percorso di crescita personale che l’evoluzione ha disegnato per noi.
Dopo essere diventati fiori, sentiamo il bisogno di diventare frutti. Polposi, succosi, nutrienti e, soprattutto, ricchi di semi. E’ qui che come singoli, facciamo un salto di qualità, è qui che in quanto neuroni del sistema nervoso della Terra, se ci riferiamo alle metafore tracciate dai ricercatori prendere temente citati, ci risvegliamo a chi siamo davvero.
Che cosa è un neurone… da solo? La potenza del cervello risiede non tanto nel numero dei neuroni, quanto nella loro capacità di connettersi e interagire tra loro. Siamo esseri gregari, siamo animali sociali, la nostra più profonda gioia ci viene dal campo delle relazioni. Chi arriva cosciente al letto di morte è alle relazioni più belle che ha vissuto che torna col pensiero, non alle case, auto o industrie che ha creato. Un sorriso, un gesto gentile, un momento d’amore o di condivisione, ci danno una carica di serotonina cento volte superiore e duratura nel tempo rispetto a un successo materiale. La nostra felicità, su questa Terra, è direttamente proporzionale alla qualità delle nostre relazioni interpersonali, includendo nella sfera anche animali, piante, luoghi… sogni.
Perché noi dalla Terra siamo evoluti e le belle foreste, spiagge, vette e praterie, che ancora ci accolgono nella loro meravigliosamente disordinata selvaticità, ci attraggono in profondità perché sono state la nostra casa e ancora, al sopraggiungervi, un’emozione profonda si risveglia. Un benessere che oggi la medicina forestale giustifica in termini di livelli di cortisolo, pressione sanguigna, interazione coi monoterpeni – sostanze volatili emesse dagli alberi – ma che ha una possibile lettura anche dal punto di vista psicologico: è l’adesione a un progetto interiore iscritto nei nostri geni, l’“innata biofilia” la chiama il sociobiologo Edward Wilson, l’“inconscio ecologico” lo chiama l’ecopsicologia, la sostanza è la stessa: qualcosa di quanto ci circonda risuona profondamente in noi e ci fa sentire… al posto giusto e ci ricorda che noi… “siamo la Terra”.
E questo, senza dover aspettare di essere alla fine di questo giro di giostra, cambia tutto il modo di viverla, questa vita meravigliosa: attenti a riconoscere e onorare la nostra fratellanza e sorellanza con tutto ciò che ci circonda. “Non c’è una via per la felicità, la felicità è la via!”, è una delle note massime del Buddha, che – letta in ottica ecopsicologica – ci invita a curare le relazioni di qualità con la nostra estesa famiglia terrestre, proprio per trovare quello stato di pienezza e completezza che chiamiamo felicità.
Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché
Editoriale aprile 2023 – Ecopsicologia NEWS