Quando cominciamo ad accorgerci, meglio ancora, a ricordarci, che siamo anche noi Natura, le stagioni non si susseguono più con indifferenza, perché ci permettiamo di sentire anche noi le energie che sono più attive nel territorio che abitiamo e che sono così forti da penetrare gli spessori delle mura delle nostre case, il sottile strato di asfalto che ci separa dalla brulicante terra e persino le pellicole artificiali con cui ricopriamo nostri corpi. Tra queste, l’energia della primavera è la più prorompente, difficile da ignorare, perché nella sua spinta verso l’esteriorizzazione porta fuori sogni, progetti, ma anche tutto quanto abbiamo tenuto dentro, nascosto, durante l’inverno, quello esterno o quello interno. Non  a caso si parla di pulizie di primavera, per eliminare tutte le scorie del letargo che è ormai finito.

Che cosa ci insegna la primavera per vivere al meglio questa parte dell’anno che è splendida per alcuni aspetti e più difficile per altri (allergie, irrequietezza, affaticamento…)? Che è il momento di tirare fuori il meglio che abbiamo, il meglio che siamo. Dopo la sua lunga gestazione, nel grembo scuro e umido della terra, il seme abbandona la sicurezza del suo stato statico per avventurarsi oltre i confini del suo guscio. La germinazione è una rivoluzione per il seme, si può dire lo stesso che Lao Tzu ha detto del bruco e della farfalla: “quello che il seme chiama fine del mondo, gli altri chiamano… germoglio.

Fuori dalla tranquilla monotona sicurezza del seme, inizia l’esplorazione del mondo, con una radice verso il basso e una gemma verso l’alto. L’identità forse ancora non è chiara, si delineerà col passare del tempo, col procedere dell’andare a fondo e dell’ergersi in verticale. Ecco che la pianta acquisisce conoscenza della sua specificità e si consolida nella forma e nell’azione, nonostante le difficoltà; a volte, proprio nelle difficoltà.

Questa è la nostra storia, il nostro percorso individuale di crescita, alla ricerca di ciò che siamo davvero, di ciò che siamo venuti qui a fare. C’è una spinta innata, in ognuno di noi, che una volta accolta, ci  accompagna ad accogliere gli eventi come occasione di connetterci con ciò che è davvero importante nella vita: il qui e ora. “Essere spirituali vuol dire essere connessi con le nostre profondità e con le nostre altezze – sono parole di Eckhart Tolle – da cui possono emergere creatività, gioia, libertà e amore, radicati nella pienezza del presente”. Questo è il nostro fiorire. La pianta dà il meglio di sé nel produrre un minuscolo capolavoro di bellezza che nonostante il breve tempo a sua disposizione, mette tutto ciò che è nell’istante presente, consapevole che da quel piccolo gesto, di oggi, scatuirirà un frutto, domani.

E’ quando ci apriamo alla vita che possiamo fiorire, è quando ci permettiamo di fiorire, orgogliosi di ciò che siamo, che ci sarà nutrimento per chi ci sta accanto e per chi verrà.

Buona fioritura!

 

La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda
è di essere potenti oltre ogni limite.
È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso?
In realtà chi sei tu per NON esserlo?

Marianne Williamson,
resa famosa da Nelson Mandela

 


Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché

Editoriale aprile 2021 – Ecopsicologia NEWS

 

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