Dove possono incontrarsi un ecologo e una psicologa entrambi alla ricerca di una integrazione tra cielo e terra, tra leggi della vita, visibili, misurabili, e cammini della psiche – da psyché (ψυχή), anima – intangibili, eppure determinanti nel definire la qualità della nostra vita? Ma in un bosco, naturalmente!
L’incontro del 18 gennaio 2018 dell’ecopsicologa Marcella Danon, al mattino, con gli allievi del primo anno della facoltà di Psicologa dell’Università della Valle d’Aosta e, al pomeriggio, con il pubblico che ha riempito l’aula magna S. Anselmo, per una conferenza a due voci con Giuseppe Barbiero – professore di ecologia all’Università della Valle d’Aosta – ha avuto la sue radici in un incontro proprio tra cielo e terra, nel mitico bosco del Peuterey, da 21 anni sede della manifestazione artistica e culturale “Celtica”.
Due ricercatori curiosi e sempre all’erta, che hanno avuto così l’opportunità di arricchirsi reciprocamente con gli studi e le esperienze di due diversi versanti, ecologia e psicologia, intrecciando, su uno stesso tema a cuore a entrambi, la Natura, lo sguardo del biologo e quello della psicologa.
UnVdA, Strada dei Cappuccini, Aosta
L’università di Aosta è all’avanguardia in Europa, nell’ambito dell’educazione verso una maggior coscienza ambientale, con laboratorio di Ecologia Affettiva, dal 2012 anni tenuto dal professor Barbiero per studiare le reazioni affettive e cognitive che gli esseri umani instaurano con il mondo vivente e non vivente. Da scienziato, ecologo e biologo, Barbiero non si è mai fermato alla sola dimensione quantitativa del suo campo di studi, esplorando come poter anche intervenire attivamente e qualitativamente nel promuovere senso di compartecipazione e affiliazione emotiva con la Natura. La sfida è stata quella di tradurre in pratiche ripetibili l’affermazione di Stephen Jay Gould, paleontologo dell’Università di Harvard: «non è possibile vincere la battaglia per salvare le specie viventi e l’ambiente senza stabilire un forte legame emotivo con la natura, perché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo».
L’Ecologia Affettiva si pone un obiettivo preciso: risvegliare la Biofilia, “l’innata tendenza a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda”, seguendo la direzione
indicata dal sociobiologo Edward Wilson che, a sua volta, ha colto lo spunto dato da Eric Fromm, psicologo e sociologo, che ha utilizzato per primo il termine Biofilia, per indicare un orientamento all’amore per la vita.
Usando altri termini, ma con esattamente la stessa direzione d’azione, l’Ecopsicologia vuole creare riconnessione con l’inconscio ecologico, per riattivare la profonda consapevolezza, spesso ignorata, che siamo parte della Natura e come tale possiamo e, in un certo senso, dobbiamo, prenderci cura dell’ecosistema in cui viviamo perché questo va a impattare direttamente e indirettamente sulla qualità della nostra vita, individuale e sociale.
Paola Amail, della Società Teosofica di Aosta, che ha presentato l’evento, Giuseppe Barbiero e Marcella Danon
Ecologia Affettiva e Ecopsicologia viaggiano su binari paralleli, con innumerevoli punti di incontro e di possibile collaborazione. La prima si è concentrata, con diversi progetti pratici nelle Scuole primarie in Valle d’Aosta, sul compito delicatissimo di creare percorsi e occasioni per favorire il dischiudersi delle anime dei bambini, piccole creature, oggi, forgiatori del mondo, domani. Con i progetti attivi all’Università della Valle di Aosta, Barbiero vuole formare una nuova generazione di maestre, che sono quelle che lavoreranno per il 22° secolo, vuole progettare luoghi in cui i bambini possano costruire i loro legami affettivi con la Natura. “Se vogliamo andare alla radice dei problemi ambientali che minacciano il pianeta, dobbiamo intervenire sulle nuove generazioni al momento giusto, quando i bambini sono disponibili a conoscere il mondo nel loro modo vivido” scrive in Introduzione alla Biofilia (Carocci, 2016). E, il tutto, valorizzando una Regione speciale non solo in Italia ma anche in Europa, forse l’unica in cui è possibile trovare 4 biomi – ecosistemi diversi tra loro – distribuiti in verticale in uno spazio così ridotto. La Valle d’Aosta ha un potenziale particolare per diventare promotrice di coscienza ambientale.
Per una bellissima sincronicità – ed è proprio raccontandola, che Marcella Danon ha iniziato la conferenza pomeridiana in Aula Magna con 120 partecipanti – si è tenuto proprio in Valle d’Aosta il primo Convegno Internazionale di Ecopsicologia, nel 2006, presso l’osservatorio Astronomico di Lignan, in valle di Saint Barthelemy. Significativo, che la prima Università italiana ad avere avuto una lezione magistrale sull’Ecopsicologia sia stata proprio quella della Valle d’Aosta. Una vocazione emergente? L’Ecopsicologia è presente in decine di università all’estero, prima di tutto negli Usa, spesso come master di specializzazione della Facoltà di Psicologia – Naropa University, in Colorado; National University e John F. Kennedy University, in California; Akamai University, alle Hawaii, Prescott College, in Arizona, solo per citarne alcuni – e in Sudamerica: in Brasile, alla Universidade de Brasilia; in Cile all’Universidad de Antofagasta; in Uruguay, all’Instituto Universitario Francisco de Asís. In Europa è presente in Scozia, a Glasgow, alla University of Strathclyde e in altri rinomati centri privati di formazione in Inghilterra, come lo Schumacher College, nel Devon. La prossima, potrebbe essere l’Italia.
E’ ancora un campo relativamente nuovo, pur avendo basi molto antiche. L’Ecopsicologia nasce all’inizio degli anni ’90 a Berkeley California, proprio con l’intento di creare un unico grande “cappello” che possa unire e far collaborare professionisti, animati dallo stesso intento di affrontare il tema della crescita personale, del benessere fisico e psicologico, della terapia, parallelamente a quello della salvaguardia dell’ambiente, della sostenibilità e dell’etica ambientale. Ha un approccio transdisciplinare, in cui confluiscono diverse discipline sia accademiche sia tradizionali, con l’intento di collaborare per una missione comune: creare solide basi, filosofiche e scientifiche, ma anche affettive, poetiche e improntate alla bellezza, per un futuro possibile.
L’attenzione e la cura nei confronti dell’ambiente non è soltanto per romantica attenzione nei confronti del mondo vivente e non vivente che ci circonda, è anche per la nostra qualità di vita, per la stessa sopravvivenza della specie sapiens sapiens, che sta dimenticando di vivere in un delicatissimo ecosistema, unico nell’universo conosciuto, in cui basta una differenza di una manciata di gradi per rendere inabitabili, per noi, intere regioni del pianeta e per stravolgere lo stile di vita di centinaia di milioni di persone. L’ecopsicologia si propone di risvegliare intelligenza ecologica, coscienza ambientale e identità terreste, al fine di avviare l’evoluzione in una direzione felice anche per l’Umanità! Una missione che richiede un lavoro capillare su tanti diversi piani e in tanti diversi ambiti, al fine di favorire l’attivazione di talenti e potenzialità capaci di collaborare in direzioni biofiliche, utili alla vita. In questo compito, ecologi e psicologi hanno molto da darsi e molto da fare insieme; benvenga la collaborazione tra Ecologia Affettiva ed Ecopsicologia, in una Università all’avanguardia.
Biosphera 3.0, uno dei progetti a collabora l’Università della Valle D’Aosta, verrà presentato alla Fiera di Bolzano 2018 dal prof. Giuseppe Barbiero e Birgit Folie.