La metafora delle stagioni, in ecopsicologia, non riguarda soltanto quella che il calendario ci propone. Ci sono stagioni interiori che seguono ritmi imperscrutabili e possono portarci a vivere luminose primavera anche nel cuore di gennaio e profondi inverni anche in pieno maggio.

Gioie e dolori, legati a una stagione interiore, dipendono anche dal punto di vista da cui la osserviamo; quando riusciamo a fare un passo indietro e non ci lasciamo travolgere da euforia o tristezza, smania di agire o depressione, riusciamo a notare che è nella libertà di atteggiamento che si gioca la qualità della nostra vita.

Frequentare assiduamente il nostro centro, mantenere la connessione con uno scopo più grande di noi, è un atteggiamento indispensabile, in questi tempi di bufera, per non soccombere al senso di impotenza, per non annullarci nella tragicità di eventi sui quali noi sembriamo non avere alcun potere.

Dipingere la nostra quotidianità a tinte fosche certamente non gioca favorevolmente sulla situazione complessiva. Proprio perché la materialità ripropone trame e forme  che ricalcano realtà più ampie, è importante mantenere l’attenzione focalizzata su quanto di più bello abbiamo visto, sentito, vissuto per continuare a nutrirci e nutrire chi ci circonda di esperienze che confermano i valori fondamentali per la nostra vita umana: relazioni, scambio, incontro, sentirci valorizzati, poterci esprimere, essere utili agli altri, gioire della bellezza, affacciarci al mistero. E’ questo il potere che tutti abbiamo e che nulla e nessuno ci potrà mai togliere: è così che contribuiamo a creare la nostra realtà.

Coltivare scintille, vuol dire non smettere di avere fiducia che dopo le ghiacciate notti  invernali verranno le tiepide brezze primaverili, vuol, dire farci promotori di un atteggiamento propositivo che non nega ciò che accade, ma che si impegna affinché non si perda la speranza che, in quanto esseri umani, possiamo può fare molto meglio di quanto stiamo facendo. E’ quando ci facciamo guidare da una scintilla di luce interiore, della stessa natura di una più ampia luce che  pervade l’universo, che onoriamo la nostra presenza sulla Terra.

Coltivare scintille, vuol dire vedere il buio semplicemente come assenza di luce. Vuol dire vedere l’inverno, saperne cogliere le sue unicità e scegliere di scorgere nel suo tempo il preludio di una primavera. E impegnarsi per favorire il suo arrivo. Nessun gesto è troppo piccolo!

 


Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché

Editoriale aprile 2022 – Ecopsicologia NEWS

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