“L’unica persona che mi abbia davvero insegnato qualcosa,
un vecchio che si chiamava Darrell,
diceva sempre che ci sono tre tipi di uomini:
quelli che vivono davanti al mare,
quelli che si spingono dentro il mare,
e quelli che dal mare riescono a tornare, vivi.
E diceva: vedrai la sorpresa
quando scoprirai quali sono i più felici.”

Alessandro Baricco
Oceano mare

 

Quando Viktor Frankl, psicoterapeuta, padre della Logoterapia, parla di “libertà di atteggiamento”, è proprio  a questo che fa riferimento: la profonda, insita, inalienabile libertà di ogni singolo individuo di scegliere “cosa fare” con quello che succede, invece di ristagnare in inutili risentimenti, recriminazioni o paura nei confronti degli eventi.

Non veniamo su questa Terra per starcene rinchiusi in un guscio che ci protegga da ogni intervento esterno, veniamo qui per esplorare, oltre i limiti del conosciuto, tutto ciò che siamo in grado di realizzare, come risposta dialogica alla vita, in tutto ciò che ci succede. Lo splendido schema in tre cerchi, realizzato e donato da Casa per la Pace di Milano, riassume i tre filoni principali che si aprono davanti a ognuno di noi in questo periodo.

Viviamo nella paura? E’ quello che succede quando ci sentiamo solo spettatori della realtà. Non è una scelta, è una mancata scelta, perché riusciamo a guardare le cose solo in un modo. Che la colpa sia del virus cattivo o che la colpa sia del complotto di turno… il risultato è lo stesso, ci sentiamo in balia di forze più grandi di noi e allora sì, la paura la fa da padrona e, da istinto sano che deve proteggere la nostra sopravvivenza, diventa un baratro che ci toglie gioia di vivere.

Le alternative ci sono. Possiamo scegliere di vivere questa situazione nell’apprendimento. La paura c’è lo stesso, è normale, ma scegliamo di procedere “nonostante la paura”, con più consapevolezza. Ci apriamo all’esplorazione della peculiarità di quello che sta succedendo, occasione per fare cose per cui non c’era il tempo, o neppure l’idea. Ci sono innumerevoli creazioni incredibilmente brillanti che stanno girando sui media, sui social, sui telefoni. Ci sono tante consapevolezza che stanno emergendo.

Possiamo anche scegliere di vivere quanto sta succedendo come sfida, sfida creativa, sfida di crescita. Possiamo trasformare la difficoltà in opportunità, collaborando con l’inevitable. E’ l’occasione per andare a un altro ritmo, a un ritmo organico, per ritrovare il piacere di prendersi cura di sé, di dare più tempo alle relazioni, di chiedersi cosa davvero vogliamo, ora che c’è il tempo di ascoltarsi più in profondità e d riconoscere il valore immenso di piccoli gesti e grandi libertà  che sinora davamo per scontati. Una pausa per prendere la rincorsa nel porre le basi di un futuro come davvero lo vogliamo.

“Quello che il bruco chiama fine del mondo, altri chiamano farfalla”… sta a noi fare sì che questa sfida diventi la nostra occasione per volare. Come singoli e come società intera.

 


Marcella Danon
Ecopsicologa, direttrice di Ecopsiché

Editoriale 6 aprile 2020 – Ecopsicologia NEWS

 

 

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